|
La lettera
Il dovere del silenzio
Cari amici,
a me sembra che il ministro dell'Economia non possa ignorare o sottovalutare il danno alle istituzioni che deriva dalla sua passività di fronte agli attacchi ripetuti dei due partiti di governo e alle intimazioni che gli vengono rivolte di attenersi alle loro direttive politiche o dimettersi.
Come scrivo nella Lettera che vi allego e che è apparsa stamane su Repubblica, è probabile che egli ritenga di dover evitare la crisi finanziaria che molto probabilmente conseguirebbe alle sue dimissioni ed è altresì probabile che, se egli desse le dimissioni, il Presidente della repubblica e forse anche il presidente del Consiglio gli chiederebbero di non darle. Ma la decisione di restare al suo posto dovrebbe essere conseguente a un impegno da parte degli esponenti dei due partiti nelle cui mani è attualmente il governo di assumere un atteggiamento più consono ai loro doveri verso la Repubblica. Il dovere del silenzio del titolo è ciò che dovrebbe essere imposti ai signori della lega e dei 5 stelle in cambio della permanenza di Tria al Governo.
Se invece il ministro pensa di restare perché - come gli attribuisce un quotidiano stamane - "tanto non lo possono cacciare" o perché, come sembra vada dicendo in privato, alte autorità economiche o istituzionali lo difendono, allora egli scambia la posizione personale con la posizione istituzionale. Per dire le cose con la necessaria chiarezza: un ministro dell'Economia inamovibile e perciò insultabile a piacere da parte di lega e 5 Stelle costituirebbe un argine molto fragile contro l'incipiente crisi economica, finanziaria e contro il disordine istituzionale che i due partiti stanno generando.
Mi scuso con voi per questa lunga lettera che accompagna il mio articolo, ma oggi comincio a temere che oltre al pesante danno economico che il Paese sta subendo comincino ad emergere dei pericoli di carattere istituzionale.
Molti auguri affettuosi di buona Pasqua.
Giorgio La Malfa
VEDI LETTERA
Roma, 19 Aprile 2019 |
|